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FranzKafka
Ilprocesso
edizioneAcrobat
acuradi
PatrizioSanasi
(patsa@tin.it)
Franz Kafka
Il processo
(nella versione del manoscritto)
Indice
Arresto.............................................................................................2
Dialogo con la signora Grubach. Poi la signorina Bürstner..........15
Primo interrogatorio ......................................................................26
Nella sala delle udienze vuota. Lo studente. Le cancellerie.........39
Il bastonatore.................................................................................58
Lo zio. Leni ....................................................................................64
Avvocato. Direttore di fabbrica. Pittore..........................................82
Il commerciante Block. Licenziamento dell’avvocato..................122
Nel duomo...................................................................................147
Fine .............................................................................................167
Franz Kafka
Il Processo
Arresto
. La cuoca
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della signora
Grubach, la sua affittacamere, che ogni giorno verso le otto gli portava la
colazione, questa volta non venne. Ciò non era mai successo. K. aspettò
ancora un poco, dal suo cuscino contemplò l’anziana signora che abitava di
fronte a lui e che lo osservava con una curiosità per lei del tutto inusuale,
infine, disorientato e affamato al tempo stesso, suonò il campanello. Subito
qualcuno bussò, ed entrò un uomo che non aveva mai visto in questa casa.
Era snello e tuttavia ben piantato, indossava un vestito nero attillato
provvisto, come i vestiti da viaggio, di diverse pieghe, tasche, fibbie,
bottoni e di una cintura, e che perciò, senza che ne fosse ben chiaro il
motivo, sembrava particolarmente pratico. «Chi è lei?» domandò K. e
subito si mise a sedere sul letto. Ma l’uomo trascurò la domanda, come se
la sua comparsa dovesse essere accettata di per sé, e da parte sua disse
soltanto: «Ha suonato?
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» «Anna deve portarmi la colazione», disse K. e
cercò come prima cosa di stabilire in silenzio, con attenzione e riflessione,
chi fosse in realtà l’uomo. Ma costui non si offrì troppo a lungo ai suoi
sguardi, si voltò verso la porta aprendola un poco e disse a qualcuno che
evidentemente era in piedi subito dietro la porta: «Vuole che Anna gli porti
la colazione.» Ne seguì in anticamera una risatina, a giudicare dal suono
non era chiaro se vi partecipasse più di una persona. Era chiaro che
l’estraneo non poteva averne ricavato nuove informazioni, tuttavia col tono
di voce di un annuncio formale disse a K.: «Ciò è impossibile». «Questa
sarebbe una novità», disse K., saltò giù dal letto e si infilò velocemente i
pantaloni. «Voglio proprio vedere che razza di gente c’è nell’altra stanza, e
come si giustificherà davanti a me la signora Grubach per questa
intrusione». Gli venne subito in mente che sarebbe stato meglio non dire
questo ad alta voce e che, così facendo, riconosceva in certa misura
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arrestato] [catturato] arrestato
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cuoca] [serva] cuoca
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Ha suonato?] [Cosa desidera?] Ha suonato?
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Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., perché un mattino, senza che
avesse fatto niente di male, venne arrestato
Franz Kafka
Il Processo
all’estraneo un diritto di sorveglianza, ma per il momento la cosa gli parve
priva di importanza. L’estraneo invece sembrò intenderla proprio in questo
modo, perché disse: «Non preferisce piuttosto rimanere qui?» «Io non
intendo né rimanere qui né che lei mi rivolga la parola senza neppure
essersi presentato.» «Non avevo cattive intenzioni», disse l’estraneo, e aprì
spontaneamente la porta. Nella stanza accanto, dove K. entrò più
lentamente di quanto avrebbe voluto, tutto sembrava a prima vista
esattamente come la sera prima. Era il soggiorno della signora Grubach, e
forse in questa stanza strapiena di mobili, tovaglie, porcellane e fotografie
c’era oggi un po’ più spazio del solito, ma non lo si notava subito, tanto più
che la novità principale consisteva nella presenza di un uomo seduto presso
la finestra aperta con un libro, dal quale alzò gli occhi proprio in quel
momento. «Lei avrebbe dovuto rimanere nella sua stanza! Non glielo ha
detto Franz?» «Sì, che cosa vuole lei?» disse K., e con lo sguardo passò da
questa nuova conoscenza all’uomo chiamato Franz, che era rimasto sulla
soglia della porta, e quindi di nuovo al suo interlocutore. Di nuovo dalla
finestra aperta si poteva vedere la vecchia signora, che con curiosità
veramente senile era ora passata alla finestra di fronte a questa stanza, per
continuare a vedere la scena. «Ora però voglio la signora Grubach, per...»,
disse K., e fece un movimento come per andarsene strappandosi dai due
uomini, che però stavano a distanza da lui. «No», disse l’uomo vicino alla
finestra, gettò il libro su un tavolino e si alzò in piedi. «Lei non può
andarsene, è in arresto.» «Così sembra», disse K.
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disse K.] disse K. [sorridendo, e benché non fosse prima preoccupato, pure ora si
sentì sollevato, perché l’impossibile era stato pronunziato e la sua impossibilità
diventava così tanto più evidente.]
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, poi aggiunse: «E
perché?» «Questo non siamo autorizzati a dirglielo. Vada nella sua stanza e
aspetti. Il procedimento è stato avviato, e lei saprà tutto a tempo debito.
Vado già al di là dei miei compiti parlando così amichevolmente. Ma spero
che ci sia solo Franz ad ascoltare, e anche lui, contro ogni regola, si è già
comportato con amicizia nei suoi confronti. Lei potrà stare tranquillo se solo
continua ad avere la fortuna che ha avuto nella designazione dei suoi
sorveglianti.» K. voleva sedersi, ma si accorse che non c’era posto se non
sulla sedia vicino alla finestra. «Se ne accorgerà, come sia vero tutto ciò»,
disse Franz, e gli si avvicinò, contemporaneamente al suo compagno.
Soprattutto quest’ultimo era molto più alto di K., e gli dava dei colpetti
sulla spalla. Entrambi esaminarono la camicia da notte di K., dicendo che
d’ora in poi avrebbe dovuto indossarne una molto più scadente, ma che loro
avrebbero custodito questa come tutto il resto della sua biancheria, e gli
avrebbero restituito tutto quando la cosa fosse andata a buon fine. «Le
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Il Processo
conviene dare le cose a noi anziché al deposito», dissero, «perché al
deposito spesso qualcosa viene rubato, e poi dopo un certo tempo tutto
viene venduto, senza considerare se il relativo procedimento sia finito
oppure no. E poi, specialmente negli ultimi tempi, quanto sono lunghi
questi processi! Certo, alla fine lei otterrebbe dal deposito un qualche
ricavo, ma prima di tutto questo ricavo è già piccolo di per sé, dato che al
momento della vendita conta non tanto l’entità dell’offerta quanto quella
della relativa corruzione; e in secondo luogo tali ricavi, come si sa,
diminuiscono progressivamente passando di mano in mano e di anno in
anno.» K. prestava scarsa attenzione a questo discorso, il diritto di proprietà
sulle sue cose, diritto che forse aveva ancora, gli stava a cuore meno
dell’avere chiarezza sulla sua posizione; ma in presenza di questa gente non
poteva neppure riflettere, la pancia del secondo sorvegliante - poiché solo
di sorveglianti poteva trattarsi - urtava in continuazione contro di lui, come
per manifestare amicizia, ma se K. alzava gli occhi vedeva, in contrasto con
questo corpo massiccio, una faccia asciutta e ossuta, con un grosso naso
storto da un lato, che all’insaputa di K. faceva cenni all’altro sorvegliante.
Che razza di uomini erano? Di che cosa parlavano? A quali autorità
ubbidivano? Eppure K. viveva in uno stato di diritto, ovunque regnava la
pace, tutte le leggi erano in vigore, chi poteva osare di piombare così in
casa sua? Aveva sempre avuto la tendenza a prender tutto il più possibile
alla leggera, a credere al peggio solo quando si presentava, a non farsi
preoccupazioni per il futuro, neppure quando le minacce erano grandi. Ma
tutto ciò ora non sembrava adeguato alla situazione, il tutto sembrava
piuttosto uno scherzo, uno scherzo di cattivo gusto che per ragioni ignote,
forse perché oggi era il suo trentesimo compleanno, gli era stato preparato
dai suoi colleghi della banca, naturalmente era una cosa possibile, forse
sarebbe bastato in qualche modo ridere in faccia ai sorveglianti, e loro
avrebbero riso insieme con lui, forse erano solo uscieri presi all’angolo
della strada, e ne avevano anche l’aspetto - ciononostante, fin dalla prima
apparizione del sorvegliante Franz era assolutamente deciso a non
rinunciare al minimo vantaggio che forse poteva avere nei confronti di
questa gente
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. Se in seguito si fosse detto che non aveva capito lo scherzo,
questo sembrava a K. un pericolo trascurabile, in compenso ricordava bene
- anche se non era sua abitudine imparare dall’esperienza - alcuni casi
insignificanti di per sé, nei quali, a differenza dei suoi amici, si era
comportato scientemente in maniera imprudente, senza alcuna sensibilità
per le possibili conseguenze, e alla fine il risultato lo aveva punito. Questo
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gente] gente[, magari per il semplice timore di essere più tardi preso in giro per la
sua serietà del tutto superflua]
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